Il Museo

Città di Ghiaccio

La Città di Ghiaccio, 12 km di tunnel intervallati da caverne adibite a dormitori, cucine, infermerie, sale radio, cappella, mense, scavati nel ventre del ghiacciaio della Marmolada che in alcuni punti superava i 50 metri di spessore.

Non risultava fossero mai state scavate gallerie nel ghiaccio, non esisteva documentazione scientifica su strumenti, tecniche e materiali. Procedendo per prove e tentativi, i soldati delle truppe alpine austro-ungariche sperimentarono i diversi tipi di esplosivi a loro disposizione, per dare vita a quella che è risultata un’opera più unica che rara per epoca e contesto.

QUANDO E PERCHÈ ?

La Grande Guerra aveva oramai travolto la Marmolada intera. Postazione strategica per eccellenza era Forcella Vu, di occupazione austro-ungarica, posta al culmine del ghiacciaio, direttamente collegata al Fortilizio imperiale di Quota 3153. Postazione difficile da mantenere visti i ripetuti attacchi delle truppe italiane, che occupavano la troppo vicina Punta Serauta, faticosamente trasformata in un Fortilizio di camminamenti, trincee e caverne. Da quella posizione, l’artiglieria italiana batteva senza sosta la soprastante Forcella Vu e ne controllava giorno e notte il ghiacciaio antistante, impedendone quasi i rifornimenti. Le colonne di portatori non potevano che attraversare il ghiacciaio in superficie per portare viveri e munizioni in forcella, ma erano costretti per lo più ad interminabili ore d’attesa nascosti nei crepacci o addirittura a tornare sui propri passi se sorpresi da bufere e valanghe.

Fu così che nell’estate del 1916 al ten. Leo Handl balenò l’idea di sfruttare il ventre del ghiacciaio, perforandolo da parte a parte per raggiungere le postazioni più a monte ed esposte nascosti al fuoco nemico. Visti i numerosi vantaggi che comportava stare nascosti sotto la superficie del ghiaccio, nel giro di 10 mesi il tunnel originale venne diramato in un totale di 12 km di perforazioni che univano tutte le postazioni austriache della zona, che servivano oramai più che altro come postazioni di guardia, essendo stati trasferiti in apposite caverne sotto il ghiaccio anche tutti i dormitori, le cucine le infermerie. Fino a 200 soldati potevano vivere indisturbati sotto il manto bianco della Marmolada, fino allora tanto temuto.

LA CITTÀ DI GHIACCIO OGGI

Oggi ne resta ben poco. Con l’abbandono delle gallerie dopo lo sfondamento di Caporetto e lo spostamento del fronte e la conseguente mancata manutenzione, tutto è crollato, si è spostato, sciolto e riformato. Il ghiacciaio è un corpo vivo che si fa e si disfa di stagione in stagione, rimescolando tutti i reperti lasciati dai soldati, che puntualmente con lo scioglimento progressivo riaffiorano in superficie.

Tutta l’area della Marmolada porta ancora i segni del tragico conflitto e delle sue tragiche esistenze.

 

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